Dopo l’applaudito avvio a Torre Annunziata, dove si sono svolti i primi cinque dei tredici appuntamenti di gara in cartellone, da sabato 23 febbraio il Gran Premio del Teatro Amatoriale darà il benvenuto al pubblico al MAV Museo Archeologico Virtuale di Ercolano, sempre in provincia di Napoli, che ospiterà altri quattro gruppi giunti in finale al concorso nazionale indetto dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita), tutti vincitori di premi regionali abbinati alla kermesse. La prima formazione a salire sul palcoscenico di Ercolano sarà, sabato alle 21, la Compagnia degli Evasi di La Spezia, che con Acre odore di juta di Marco Balma, liberamente ispirato a Noi, le donne della filanda di Sondra Coggio, ha conquistato l’ultima edizione del Premio “Tre Caravelle”, indetto da Fita Liguria. Il lavoro prende spunto da un luogo, l’ex Jutificio di Fossamastra, e dalle donne che lì, dai primi del Novecento agli anni ‘70, hanno lavorato e vissuto: madri e figlie, operaie e staffette partigiane, lavoratrici e scioperanti, impegnate a difendere diritti fondamentali come la sicurezza sul lavoro, l’uguaglianza e la libertà di espressione. In scena cinque attrici: Carolina Sani, Sabrina Battaglini, Laura Passalacqua, Francesca Lopresti e Mafalda Garozzo, quest’ultima anche regista dello spettacolo a quattro mani con Vanessa Leonini. A seguire, il MAV ospiterà sabato 9 marzo la Compagnia Talia Teatro di Matera in Cristo qui non è disceso, scritto e diretto da Antonio Montemurro (Gran Premio del Teatro Amatoriale in Basilicata); sabato 23 marzo la Compagnia 70cento di Bari ne Il giorno della tartaruga di Pietro Garinei e Sandro Giovannini, regia di Gigi Rizzi (Scena.0 di Fita Puglia); e infine, sabato 13 aprile, la Compagnia Andronauti di Cinisello Balsamo (Milano) in Sicani, testo e regia di Salvatore Stimolo (Premio F.I.T.A. Lombardia Teatro Itinerante). Il Gran Premio si sposterà poi al Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei, dove andranno in scena gli ultimi quattro spettacoli finalisti e si terrà la serata conclusiva del concorso, con la proclamazione dei vincitori. Il Gran Premio è realizzato con il patrocinio delle Amministrazioni Comunali di Torre Annunziata, Ercolano e Pompei, con il patrocinio morale della Città Metropolitana di Napoli, che l’ha inserita tra le iniziative contro il “sistema” della camorra, con la collaborazione organizzativa del Comitato Fita regionale e con Intercral Campania come partner. Gli spettacoli sono ad ingresso libero. I biglietti per l’accesso sono distribuiti all’Ufficio Turismo, presso il MAV, in via IV Novembre.
Una scena di “Acre odore di juta” della Compagnia degli Evasi di La Spezia
Tempo di iscrizioni per due tra i più importanti eventi del calendario nazionale Fita. La Federazione Italiana Teatro Amatori ha infatti pubblicato in questi giorni il bando per la nuova edizione del Premio Fitalia, kermesse aperta a tutte le compagnie aderenti, e quello per la selezione del regista cui affidare l’Accademia del Teatro Italiano 2019, esperienza di formazione residenziale riservata a giovani iscritti dai 18 ai 25 anni, abbinata all’annuale Festa del Teatro.
Per quanto riguarda il Fitalia, entro il 15 maggio le compagnie dovranno inviare il materiale relativo agli spettacoli che intendono candidare alla kermesse, al massimo uno per categoria, tra le seguenti: comico / brillante, tragedia, classico, commedia musicale / musical, commedia dell’arte, teatro dell’assurdo, teatro di figura, teatro di strada / mimo, teatro-danza, teatro di narrazione, sacra rappresentazione, cabaret. La scelta dei vincitori, che saranno resi noti in occasione della 32ª Festa del Teatro, in via definizione, sarà affidata ad una giuria di esperti.
In merito, invece, alla selezione del regista dell’Accademia del Teatro Italiano, l’edizione 2019 riserva sostanziali novità. Chi fosse interessato a condurre questo intenso percorso di formazione dovrà presentare entro il 15 aprile un’illustrazione quanto più possibile dettagliata del proprio progetto di formazione, che porti anche ad uno spettacolo finale della durata di circa 60 minuti e che possa coinvolgere sedici ragazzi. Successivamente alla prima fase, i registi selezionati saranno invitati tra maggio e luglio presso una delle sedi nazionali della Fita, dove si svolgerà un workshop di 1-2 giorni sulla regia, con scopi formativi e di approfondimento dei progetti presentati: «L’incontro – commenta Mauro Pierfederici, direttore artistico nazionale della Federazione – permetterà a Fita di conoscere in prima persona i candidati e ai registi di presentare più diffusamente la propria proposta. Tutti loro, inoltre, avranno l’occasione di vivere uno stimolante momento di auto-formazione e di confronto con altri appassionati».
La parola, quindi, passa ora ai registi, ai quali Pierfederici rivolge un consiglio: «Sviluppate quanto più nel dettaglio il progetto che intendete sottoporre alla Federazione – spiega – meglio ancora se allegando già il copione e chiarendo bene obiettivi e modalità del percorso con i ragazzi».
Si ricorda che l’attività di regista dell’Accademia del Teatro dovrà essere svolta a titolo gratuito, mentre l’ospitalità nella sede della Festa del Teatro sarà fornita dalla Federazione. I corsisti saranno scelti direttamente dalle strutture Fita territoriali.
Qui i bandi relativi a premi Fitalia e selezione del regista dell’Accademia.
Da mercoledì 6 a venerdì 8 marzo si svolgerà anche in Molise “Fondamenta – Una rete di giovani per il sociale”, progetto che la Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita), vincitrice di un bando del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, rivolge a persone tra i 18 e i 30 anni già attive in ambito sociale o comunque interessate alla materia.
A loro è destinato un workshop gratuito, condotto dai docenti Luigi Facchino e Lucilla Falcone, educatori e pedagogisti, che formeranno i partecipanti all’uso dei linguaggi artistici ed espressivi tipici del teatro, in particolare del teatro di figura, da utilizzare come strumenti di promozione sociale, in situazioni di fragilità e di disagio.
Gli incontri si svolgeranno a Isernia, nell’ISIS “Cuoco – Manuppella”, che comprende il Liceo “Vincenzo Cuoco”, a indirizzo umanistico, ubicato in via Leopardi, 1, e il Liceo Artistico “G.Manuppella”, con sede in via Berta, 117. Proprio in quest’ultima sede si svolgerà un percorso articolato in tre moduli: due di carattere informativo/esperienziale e di didattica frontale; il terzo laboratoriale, da espletare con gli alunni diversamente abili dell’istituto ospitante.
A conclusione del workshop, sabato 9 marzo dalle 10, nell’aula magna del Liceo “Cuoco” si terrà l’evento conclusivo del percorso, con dibattito sul teatro sociale e il suo utilizzo nel mondo del volontariato.
Il bando del workshop regionale, organizzato e coordinato da Fita Molise, presieduta dalla delegata regionale Anna Maria Carella, è pubblicato nella sezione Fondamenta e i giovani interessati devono inviare la propria candidatura, con curriculum vitae e copia di un documento di identità, all’indirizzo e-mail molise@fitateatro.it, con oggetto “Candidatura workshop Fondamenta”, entro le 13 del 2 marzo. I risultati della selezione, effettuata da una commissione Fita, saranno resi noti entro due giorni dalla scadenza dei termini del bando. I partecipanti dovranno raggiungere con mezzi propri il luogo di svolgimento dei workshop; l’alloggio (solo per i residenti oltre i 30 km) e il vitto saranno a carico dell’organizzazione. Per informazioni contattare il 347 1806809.
Il progetto “Fondamenta – Una rete di giovani per il sociale” prevede complessivamente ventuno workshop, uno per ogni regione (due nelle province di Trento e Bolzano), ed è realizzato da Fita con l’Associazione Nazionale di Azione Sociale (Anas) e il Comitato Fita di Pordenone come partner. È reso possibile dal finanziamento ottenuto dalla Federazione vincendo un apposito bando del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
«Quanto stiamo proponendo con questo grande progetto – commenta Carmelo Pace, presidente nazionale Fita – ha un duplice obiettivo: da una parte, offrire ai giovani un momento formativo mirato e di qualità, utile per avvicinarli a questa particolare applicazione dello strumento teatrale; dall’altra, altrettanto importante, creare i presupposti perché, a livello territoriale, si crei una rete di contatti e condivisioni fra soggetti attivi in questo settore, una sinergia preziosa per agire al meglio in un ambito così complesso e delicato».
Più che positiva la collaborazione stretta tra l’Istituto Comprensivo “Falcone e Borsellino” di Bardolino, in provincia di Verona, e la Federazione Italiana Teatro Amatori, coinvolta con un proprio formatore nella realizzazione di una giornata di laboratorio teatrale: una divertente e stimolante full immersion sul palcoscenico del Teatro Corallo di Bardolino che ha vista agire, sotto la guida di Cirillo Barichello, una quarantina di ragazzi dai 10 ai 13 anni provenienti da Italia, Turchia, Romania, Spagna e Portogallo, impegnati nel progetto “Drama”, che ha avuto come tema l’amicizia.
A margine della giornata abbiamo chiesto ai docenti presenti di illustrarci il rapporto esistente, nei loro Paesi, tra la scuola e il teatro e un’impressione complessiva sul progetto Erasmus come occasione di incontro e scambio tra diverse realtà.
Ecco, nell’ordine, i contributi dei docenti di Spagna (Sira Gutierrez e Isaías Rojo dell’Istituto CEIP Gerardo Diego di Santander), Portogallo (António Boimas, Filomena Silva e Maria do Rosario Narciso della Escola Básica José Régio di Portalegre), Romania (Camelia Onciu e Maria Tite del Liceul Teoretic German “Johann Ettinger” di Satu Mare) e Turchia (Meltem Kurnaz e Ece Ezgi Gigeksoy dell’Istituto Özel Oģuanan Özkaya ilkokulu di Izmir).
(Grazie a Silvia Bagnara Milan per il montaggio e la traduzione delle interviste)
La parola anche ad Alessandro Todaro, referente per il teatro dell’Istituto Falcone e Borsellino di Bardolino (Verona). Ottima la sinergia con Fita e interessanti le prospettive per future collaborazioni:
Il Comitato Regionale Ligure della Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) indice la terza edizione del Premio Fita Liguria “Tre Caravelle” 2019: concorso regionale dedicato a tutte le compagnie iscritte regolarmente alla Fita e aventi sede sul territorio regionale.
Il Premio Tre Caravelle Rientra nel circuito del Gran Premio Nazionale di Teatro Amatoriale (G.P.T.A) istituito da Fita.
La compagnia vincitrice del Premio “Tre Caravelle” 2019 rappresenterà la Liguria al G.P.T.A. 2020 al quale concorreranno tutte le compagnie vincitrici delle altre regioni.
Nell’ambito del Premio Tre Caravelle sarà assegnato anche il Premio Pietro Scotti al Miglior Attore ed alla Migliore Attrice individuati all’interno delle opere partecipanti alla rassegna.
Il concorso dà spazio sia alle opere in italiano che nelle diverse parlate liguri ed ammette tutti i generi teatrali (prosa, musical, teatro ragazzi, commedie musicali, ecc.)
Come nelle edizioni precedenti, la Giuria Tecnica valuterà i filmati pervenuti per individuare le compagnie finaliste, alle quali si aggiungeranno di diritto la compagnia vincitrice del Premio “Nena Taffarello” 2019 (a breve sarà pubblicato il bando) e la compagnia che si aggiudicherà il Premio “Genovino d’oro” 2018-2019, quest’anno alla prima edizione ed attualmente in corso.
E’ prevista una novità rispetto alle precedenti edizioni del premio: gli spettacoli finalisti saranno valutati dal vivo da una giuria itinerante che si sposterà nelle varie location nelle date indicate dalle compagnie stesse.
La precedente edizione ha visto la partecipazione di 23 compagnie che hanno rappresentato tutto il territorio regionale.
La Compagnia degli Evasi di La Spezia, vincitrice dell’edizione 2018 con lo spettacolo “Acre odore di juta” rappresenterà la Liguria al GPTA 2019 sabato 23 febbraio al Teatro MAV Museo Archeologico Virtuale di Ercolano.
Il termine per la presentazione della domanda di partecipazione è sabato 30 marzo 2019.
Una scena di “Acre odore di juta” della Compagnia degli Evasi di La Spezia, vincitrice della scorsa edizione
La Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) partecipa con un proprio formatore alle attività messe in atto, in questi giorni, dall’Istituto Comprensivo “Falcone e Borsellino” di Bardolino (Verona), nell’ambito di un progetto Erasmus che coinvolge, oltre all’Italia, anche Turchia, Romania, Spagna e Portogallo. Il docente incaricato è Cirillo Barichello, attore, regista e formatore di lunga esperienza, che nella giornata di giovedì 14 febbraio guiderà un Laboratorio rivolto ad una quarantina di ragazzi, dai 10 ai 13 anni, provenienti da tutte e cinque le nazioni.
«È sempre con grande entusiasmo – commenta Carmelo Pace, presidente nazionale Fita – che partecipiamo a iniziative come queste, che coinvolgono i giovani e il mondo della scuola, due tra i fulcri della nostra quotidiana attività nel territorio. Un impegno che dimostriamo con azioni concrete: basti dire che la nostra Federazione è la sola in Italia ad aver sottoscritto un protocollo d’intesa con il Miur per l’alternanza scuola-lavoro, ambito nel quale ci stiamo muovendo con esperienze in tutto il Paese; o si pensi al grande progetto ‘Fondamenta – Una rete di giovani per il sociale’, grazie al quale stiamo realizzando, nell’intero territorio nazionale, workshop gratuiti per giovani dai 18 ai 30 anni, da formare nell’applicazione del linguaggio teatrale in ambito sociale, in stretto contatto con enti, istituzioni e realtà attive in questo settore».
«Ma con il progetto Erasmus – sottolinea ancora il presidente Pace – condividiamo anche il respiro internazionale, un allungare lo sguardo che riteniamo essenziale in generale, ma soprattutto per i giovani: proprio per questo, come Federazione, da anni conduciamo il progetto Itaf, International Theater Academy of Fita, un percorso per gruppi di nostri giovani tesserati coinvolti in alcune settimane di alta formazione in Italia e all’estero, in collaborazione con partner internazionali come il Creative College di Utrecht in Olanda. Preziose esperienze di crescita personale – conclude Pace – prima ancora che artistica».
Cirillo Barichello, attore, regista e formatore, è stato individuato come formatore per guidare il Laboratorio teatrale del progetto, rivolto ad una quarantina di ragazzi, dai 10 ai 13 anni.
Come si svolgerà il laboratorio che ha pensato per i ragazzi di Erasmus?
Lavoreremo insieme su elementi come il ritmo, la voce e lo spazio, con poche parole e molta azione. Come obiettivo ci siamo posti di approfondire il concetto di amicizia, da sviluppare con loro che già vi si stanno confrontando concretamente, condividendo questa esperienza.
Può spiegarci qualche attività che condurrà con loro?
Per esempio, faremo un esercizio sulle vocali, usando la bocca come elemento sonoro: le vocali sono cinque, ma se usi l’espressività diventano infinite e questo ci permetterà anche di capire come vengono pronunciate in altre lingue. Un altro esercizio sarà dedicato al ritmo, utilizzando mani e piedi e lavorando in cerchio.
E per quanto riguarda lo spazio?
Partiremo dalla classica camminata, per poi lavorare su ritmo e velocità, anche appoggiandoci a brani musicali: il tutto con la regola di non urtarsi, di rispettare gli altri. Approfondiremo allacciandoci all’idea della zattera: se ci si posiziona in modo uniforme la zattera resta a galla, se ci si concentra tutti in un angolo si finisce col cadere in acqua. Poi si andrà andare oltre: disegneremo sul palco un rettangolo, che dovremo riempire, ma quel rettangolo diventerà sempre più piccolo: se si collabora si riesce a starci tutti, anche in un francobollo, altrimenti no. Cose intuibili, ma che vissute così, in prima persona, fanno pensare.
Con Alessandro Todaro, docente referente per il teatro dell’Istituto di Bardolino, parliamo invece più diffusamente del progetto Erasmus in corso, seconda esperienza del genere per questa realtà scolastica, dopo quella analoga vissuta tre anni fa in materia di Robotica e Matematica.
Il vostro istituto torna dunque nel mondo Erasmus. Di che cosa vi occupate in questa edizione?
Siamo stati selezionati come coordinatori per due progetti: uno sull’Ambiente, che coinvolge Grecia, Romania, Slovenia e Turchia, che abbiamo ospitato qui da noi lo scorso dicembre; e questo teatrale, condiviso anche con Spagna, Romania, Portogallo e Turchia, dove siamo andati noi a novembre. In quell’occasione mi è stata affidata la conduzione di un training attoriale di un paio di giorni, e con i colleghi di Portogallo e Turchia abbiamo tenuto un workshop. A maggio andremo in Spagna e il prossimo anno, dato che Erasmus ha cicli biennali, saremo in Romania e Portogallo.
Qual è l’obiettivo di queste esperienze?
Lo scopo principale è dare il giusto rilievo al teatro nella scuola, non solo per i ragazzi – per i quali il teatro rappresenta uno strumento prezioso di crescita e comunicazione – ma anche per gli insegnanti, che usano strumenti propri anche degli attori, come la voce e il corpo. Come tema portante è stato scelto il concetto di amicizia, da applicare all’idea di Europa, di solidarietà, di dialogo.
Come avete elaborato questa settimana in Italia e, in particolare, il laboratorio teatrale con Fita?
La responsabile del progetto per il nostro Istituto è la prof. Elena Maccari, insieme al dirigente Eugenio Campara. Per il teatro si sono affidati a me, che ho alle spalle una ventina d’anni di esperienza e conosco bene il mondo Fita, essendo anche stato, a lungo, presidente provinciale a Enna. Quando si è trattato di organizzare il laboratorio teatrale, quindi, ho subito pensato a Fita, che rappresenta una sicurezza in questo senso, coordinandomi con Fita Veneto sul territorio e Fita nazionale, per dare un respiro ancora più ampio a questa esperienza europea.
Impegnativa ma divertente, certamente ricca di emozioni e di stimoli, un’occasione preziosa per crescere come persone e per aprire la mente ad un senso del teatro che va al di là del palcoscenico. È l’esperienza offerta dal workshop che il progetto Fondamenta – Una rete di giovani per il sociale sta proponendo in giro per l’Italia e che di recente ha fatto tappa a Reggio, in collaborazione con Fita Emilia Romagna. Con piacere, a conclusione di questo capitolo e come prologo per quelli che seguiranno, pubblichiamo le testimonianze dei giovani partecipanti al workshop di Reggio, che al termine di queste giornate hanno avuto modo di relazionarsi con alcuni ragazzi diversamente abili dell’Istituto Galvani Iodi, partner del progetto con i Comuni di Reggio e Correggio.
Beatrice BorghiQuella che sembra essere stata una piccola esperienza, si è rivelata invece una grande percorso. Di fronte ai ragazzi disabili mi sono sentita un po’ impotente. Hanno la capacità di ascoltare e comunicare con tutto il corpo, soprattutto attraverso il contatto e il sorriso. Il loro sorriso mi ha colpito particolarmente, contiene tutta la loro forza. Da questi ragazzi ho ricevuto la gentilezza, l’onestà e la bellezza della semplicità. Io penso di aver dato una piccola parte di me magari con uno sguardo, una carezza o un semplice sorriso. Mi porto a casa una bellissima esperienza piena di riflessioni, cambiamenti e crescita sia umana che relazionale.
Luis CatellaniPrima di questa esperienza ero molto felice, di potermi mettere in gioco nella relazione con ragazzi che magari fatto fatica a esprimere un bisogno, un frase. In realtà siamo noi a non voler ascoltare, a non voler capire un concetto, solo perché vediamo un’altro con occhi schifati, come se fosse diverso. Ero pieno di timori, ma ho capito che in realtà era solo quello di sbagliare approccio. Grazie a questa esperienza mi porto a casa una maggiore consapevolezza di un gesto, e di vedere qualcosa di bello anche nelle piccole cose, come un abbraccio, uno sguardo, in cui puoi comunicare moltissimo. E come quando dice semplicemente : “Ehi! Ciao Come stai? ” questo cosa può assumere diversi significati: – come lo stare bene fisicamente; – come lo stare bene mentalmente; Ho capito che devo lasciare da parte i pregiudizi. In generale non vedo l’ora di continuare il lavoro con loro ma più che altro di capire e essere capito.
Gabriele Cavanna Stamattina è stata un’esperienza
bellissima, ho avuto modo e soprattutto ho avuto la possibilità di
dimostrare, conoscere e ascoltare. La parte fondamentale e più
importante alla quale stiamo lavorando da giorni, l’ascolto. Ho
scoperto che ascoltare è molto più importante che “mostrare” e che certe
volte anche solo l’ascolto può formare il tuo carattere e là propria
capacità comunicativa. Oggi ho cercato di mettere in pratica proprio
questo, a 360 gradi, senza se e senza ma, e tutto ciò mi ha aiutato a
mostrarmi più presente è molto più sicuro Kevin Cordaro Sono e mi sento felice, ho messo tutto me stesso in un incontro con persone, quello che mi hanno lasciato è proprio questo, il fatto che loro sono persone. Che sanno amare come noi, sanno odiare come noi, sanno guardare, sanno ascoltare, sanno sentire, sanno pensare, ognuno con i suoi tempi ovviamente. Come noi lasciamo qualcosa a loro, loro lasciano qualcosa a noi. Avevo paura di cadere nel banale pietismo e di non riuscire a capire cosa fare e come muovermi, ma mi sono reso conto che non è stato così, mi sono reso conto che sono come noi, forse a volte, meglio.
Lisa Corradi All’inizio di questa esperienza mi aspettavo di dover fare molto più di quello che abbiamo fatto e che la lezione fosse più pesante ma mi sono ricreduta quasi subito, sono riuscita a stare perfettamente a mio agio con l’aiuto dei sorrisi delle persone con cui ero e l’aria di felicità che girava facendomi pensare che non mi giudicano e di divertirmi, sto imparando a dare ascolto al cuore senza passare per forza dal cervello.
Corinne Davoli Da questa esperienza ho imparato molte cose, una di queste è stata il comunicare in modo efficace verbalmente e fisicamente, ho imparato cosa vuol dire la parola “unione” perché so che l’unione fa la forza e lavorando e collaborando tutti insieme ho scoperto sentimenti ed emozioni, ho scoperto nuove personalità e sopratutto ho fatto nuove esperienze che mi hanno arricchito. Mi sono emozionata e mi ha fatto capire le mie aspettative iniziali che erano del tutto sbagliate perché avevo paura, paura di fare passi falsi e commettere errori ma sono arrivata alla conclusione che ad essere se stessi basta poco e che la gente, ognuno di noi, persone con disabilità e non è capace di capirsi anche con un singolo sguardo o un piccolo gesto.
Matteo Falorni Stamattina non sapevo cosa aspettarmi dato che era la prima volta che mi trovavo in questa situazione, comunque sono riuscito subito a relazionarmi e divertirmi con loro, ma sono rimasto colpito soprattutto perché è stato grazie a loro che è stato possibile, non mi aspettavo potessero essere così accoglienti fin da subito e questo mi ha fatto rendere veramente conto che anche loro possono provare emozioni. Sono contento che questo percorso me l’abbia fatto capire.
Simone Ferrari Posso dire che sono una persona davvero piena di pregiudizi e arrogante. Oggi nel lavorare con i ragazzi disabili, ho riscoperto che tutti noi adesso (dal primo all’ultimo) siamo capaci di dare dei giudizi sbagliati riguardo a persone che non conosciamo. Io in primis (prima di fare il laboratorio) non ero ansioso o impaurito, ma anzi tranquillo, la mia unica preoccupazione era quella di sentirmi superiore e più fortunato di loro che non riescono a fare certe cose. Quello che ho visto oggi ha ribaltato totalmente la situazione perché mi ha fatto capire che sono io quello sfortunato e inferiore perché giudicavo male una cosa che era bellezza. Ne ho avuto l’esempio (che mi ha praticamente commosso) oggi lavorando con un ragazzo. Prima di lavorare con lui mi ha colpito perché lui nonostante la sua disabilità, era felice e mi sono domandato: “io molte volte mi lamento di come sono, e uno così cosa dovrebbe dire? Che entra in aula con un viso bellissimo? Che ti fa cambiare la giornata”. Ero così colpito e affascinato da come si metteva in gioco e da quello che mi voleva trasmettere che non mi sono nemmeno accorto che mi ha sbavato addosso.
Andreea Gavril Io dopo questa esperienza ho imparato come bisogna relazionarsi con questi soggetti diversamente abili , come comportarsi , come il disabile è in grado di scegliere anche da solo per se stesso , che bisogna avere una formazione perché così si è consapevoli di quello che si fa, che noi non sappiamo il mondo, che bisogna essere se stessi con loro come se fosse un tuo amico, è che nel teatro e comunque importante perché crea integrazione lavorando in gruppo e si mettono in campo le abilità del diversamente abile e cosa importante non ci devono essere pregiudizi, anche se è difficile. Prima di lavorare con loro avevo paura, ero tesa e Ansiosa perché era la mia prima esperienza di questo tipo. Ma anche perché non sapevo come comportarmi e che cosa fare però quando abbiamo iniziato a fare gli esercizi sono cambiata io e il mio modo di pensare. Mi sono divertita ed emozionata, è stata un’esperienza davvero bella e mi dispiace se all’inizio avevo quella paura di lavorare con loro. Loro mi hanno dato tanto, e penso anch’io.
Martina Gherri In questo percorso credo di aver messo in pratica tutto quello che hanno cercato di darmi, anche se in rapporto alla disabilità, non ho capito l’esercizio di Alex (marionette). Di ieri soprattutto ho fatto tesoro della parola GAS e ho cercato in tutti i modi di metterla in relazione con il laboratorio affrontato oggi. Credo di portare a casa da questa esperienza: umanità. Ho cercato di fare niente, cioè mi sono buttata e mi sono stupita di quanto potevo capire, anche se non ho risposto a tutte le domande. Ma ogni cosa al suo tempo.
Denis Hila Prima di iniziare questa attività avevo il timore di non riuscire a dare il massimo,ma vedendo i loro sorrisi e le loro gentilezze sono scomparsi tutti i malesseri,mi sono molto divertito e emozionato con un di quei ragazzi. Speriamo che con il passare del tempo questa esperienza mi migliori
Carlos Juan Cosa porto a casa? Beh, a casa porto la consapevolezza che si può sempre imparare a ricevere del bene anche da quelle persone che fanno si parte del nostro quotidiano ma che tendiamo ad emarginare o semplicemente cerchiamo di congedarle velocemente senza renderci conto di quanto loro, a causa della loro difficoltà siano molto più sensibili e umani e che se noi ci fermassimo un’attimo e gli dessimo la possibilità di parlare, che non vuol dire per forza con le parole, scopriremo che in fondo tra noi e loro la differenza è poca e a quel punto ci sentiremmo parte di un unico, immenso e meraviglioso Noi, perché queste persone sono in grado di voler bene e di colorarci la giornata il che è bellissimo perché secondo me un po’ di colore nelle nostre giornate può solo che far bene.
Valentina Luisi Da questa esperienza ho appreso che per fare nuove conoscenze e capire meglio l’altro bisogna astenersi dai pregiudizi, cosa non facile in alcune situazioni. La sera prima dell’inizio del progetto, anche dopo l’incontro con l’esperto, pensavo che molto probabilmente non sarei mai e poi mai riuscita a trovarmi in una condizione di agio con persone disabili. Mi sbagliavo, lo so! Non dovevo analizzare l’esperienza attraverso pregiudizi e inutili ansie o paure, perché successivamente ho potuto rendermi conto che erano pressoché inutili e superflue. Quello che mi preoccupava principalmente è che spesso quando mi viene proposto un progetto o un laboratorio cado direttamente in una situazione di disagio totale dove preferisco non partecipare per paura di non esserne all’altezza o di non sapere abbastanza. Ho capito però che piccoli gesti, a volte, valgono più di mille parole e sono orgogliosa di aver partecipato e fatto si che questa esperienza sia l’inizio di un cammino verso dove tutti, nessuno escluso, sono accettati per quello che sono e dove le difficoltà possono essere trasformati i punti di forza per se stessi e per gli altri.
Oktawia Ewa Lupa Ieri abbiamo avuto l’occasione di avere con noi il professionista Valler, approfittando della sua disponibilità e della sua carriera da rappresentante-oss per porgergli delle domande alla luce del progetto teatrale con i ragazzi disabili della nostra scuola. Ciò che ci ha principalmente trasmesso è che non è questione di anziani o disabili, in ogni caso lavorare nel sociale vuol dire prendersi cura degli altri, mettendo in campo le proprie esperienze unite alle conoscenze. È essenziale che l’equipe sia solida e unita, affinché ognuno possa chiedere aiuto e avere il diritto di essere aiutato, migliorando il lavoro stesso ma soprattutto le condizioni dei lavoratori. Per relazionarci con un disabile non occorre compiere chissà quale gesto, ma semplicemente atteggiarsi con naturalezza, perché essendo umani come me, come tutti noi, sono in grado di capire e di farsi capire verbalmente o sfruttando le proprie abilità per permetterci ciò. Questo laboratorio è stato utile per iniziare a mettere dei punti. Infatti, stamane ero abbastanza sicura di poter creare un contatto coi ragazzi, ma appena le siede hanno iniziato a riempirsi un po’ di timore è venuto fuori. “E se non riuscissi a farmi capire?” Questa era la domanda che mi ha assillato per i primi cinque minuti. La professoressa di teatro però è riuscita subito a metterci a nostro agio, facendoci divertire e svolgere esercizi di ascolto e conoscenza indispensabili per iniziare questo progetto col piede giusto. Cosa mi porto a casa grazie a quest’esperienza? Dovrei iniziare a pensare alle altre persone, e non vedere me come il centro dell’universo. Sarà un percorso difficile, ma se loro riescono a vivere con le proprie piccole e grandi disabilità, io devo riuscire a maturare per lavorare in modo responsabile.
Sara Moraes Dos Anjos Durante il contatto con i disabili , lo chiamo così perché è come lo identifico, mi sono sentita molto provata e sottoposta a molta pressione questo senza dimostrarlo , mi sono tenuta tutte le mie preoccupazioni dentro, ho provato a mettere in atto la mia banale e quotidiana impostazione della persona tranquilla e capace, anche se consapevole della mia paura perpetua di non essere accettata è compresa, paura di essere strana e non riuscire a dare esattamente ciò che mi ero prefissata o ciò che gli altri miei compagni erano capaci di dare, quindi seguendo le indicazioni di Waller ho messo in pratica la naturalezza senza usare maschere, perché i ragazzi disabili non hanno la cattiveria di giudicare ma sentono la cura è l’affetto e la semplicità del contatto ciò che mi ha sorpreso di più è il fatto che loro mi hanno dato ciò che io avrei dovuto dare secondo la mia concezione e ho imparato che loro sono allo stesso livello di noi mi sono spogliata dai pregiudizi . È stato un momento per capire come mettere in pratica ciò che ieri un professionista nell’area della sociale Waller ha preannunciato cioè le modalità del lavoro per essere operatori efficaci e sono due punti essere empatici per natura cioè avere una predisposizione verso l’altro poi guardare sentire e ascoltare, cioè essere a mio avviso attivi perché devi far capire che tu ci sei Senza voler imporre la tua volontà, Poi dall’incontro ho capito che anche raggiungere piccoli micro obiettivi e dargli peso è molto importante perché per noi può essere un’azione abitudinaria ma per loro magari fare certe cose richiede molto sforzo punto e virgola non si può però pensare di poter cambiare totalmente la situazione dell’ospite o utente ma bisogna fare acquistare alla persona dignità punto inoltre dobbiamo sempre affidarci a persone che hanno avuto un’esperienza più prolungata è un percorso vero e proprio nell’area fondamentale e lavoro di equipe équipe perché si crea così un’aria favorevole al lavoro.
Nicole Quadernari All’inizio di questa esperienza avevo molta ansia, ansia di sbagliare e provocare dolore o disagio nella persona davanti a me. Il giorno prima di iniziare il progetto a scuola con i disabili è venuto Waller Corsi a spiegarci il suo lavoro da responsabile O.S.S. e abbiamo colto l’occasione per fargli domande e risolvere alcuni timori e dubbi. Ci ha detto che per far un buon lavoro bisogna essere se stessi, perciò durante la lezione ho provato ad essere naturale, i sorrisi sulle loro facce hanno allontanato i miei dubbi. Ci siamo ascoltati e ci siamo conosciuti, aprendoci alla diversità. Alla fine della lezione mi sono data della stupida, non avevo nessun motivo di essere ansiosa. Cosa mi porto a casa? Beh, di sicuro non i pregiudizi.
Nicole Tedeschini È stata un’esperienza davvero molto intensa. All’inizio ero tesa e leggermente spaventata, poi appena abbiamo cominciato con gli esercizi ho iniziato a sciogliermi. Ho cominciato a provare diverse sensazioni del tutto inaspettate. E diversamente da quello che pensavo, e dalle aspettative iniziali mi sono trovata davvero bene, mi sono lasciata andare mettendo da parte gli “stereotipi” e le paure iniziali. In questo modo sono riuscita a vivere a pieno questa esperienza portando a casa risultati positivi. Sono rimasta stupita e colpita da come delle semplici attenzioni possano cambiare nettamente la giornata di una persona. Sono davvero felice di questa esperienza, nonostante io sappia che ci sono ancora punti in cui devo migliorare, nonostante ciò sono sicura che questa esperienza abbia cambiato il mio metodo di approccio e il mio modo di pensare nei confronti di persone con disabilita perché ora sono consapevole di quanto possano dare.
Giulia Zirotti In questa esperienza ho fatto un po’ di chiarezza. Ho cercato di ascoltare il più possibile gli esperti e i pensieri delle altre persone. Ho provato a “entrare” nelle prospettive degli altri, per cercare di capire la mia, perché faccio fatica ad avere un’idea precisa sull’argomento. Ho sempre pensato di avere il bisogno di lavorare con le persone, anche se una persona esterna probabilmente direbbe il contrario. So quale lavoro voglio fare da grande, e so che non è questo, ma penso che si possa collegare e che l’esperienza che ho fatto mi abbia arricchito molto a livello umano. Ho ascoltato l’esperto e ho ritrovato in lui molta semplicità, che per me è una cosa positiva, intendo quella semplicità che racchiude l’amore, la passione, la voglia, il bisogno di fare questo lavoro. Chi lavora con le persone, disabili, anziani, bambini, deve sentirne il bisogno, deve avere studiato, e deve escludere dalla sua vita lavorativa i pregiudizi. Ho capito che i pregiudizi servono solo per metterti in difficoltà, perché si annulleranno tutti una volta che lavorerai sul campo, in primis perché le persone con cui lavorerai non me hanno nei tuoi confronti. Ho capito che questo lavoro, questo progetto necessita di autentica empatia, di sorrisi veri che accolgano l’altro. Credo di essere pronta per un progetto futuro in questo ambito, con loro oggi mi sono trovata davvero bene, è uscita una parte di me che spesso fatica ad uscire, ero tranquilla, sono stata naturale, ero a mio agio e mi sono anche divertita, per questo la valuto in modo positivo.
Quinto appuntamento, sabato 16 febbraio alle 21, al Politeama di Torre Annunziata (Napoli), con il “Gran Premio del Teatro Amatoriale”, concorso nazionale indetto dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) che riunisce i vincitori di altrettante kermesse di carattere regionale. Sul palcoscenico salirà la compagnia CarMa di Reggio Calabria, già vincitrice del premio della Fita regionale “Bronzi di Riace”, attesa con 1861 La brutale verità, lavoro tratto dal libro di Michele Carilli, che ne cura anche la regia con Lorenzo Praticò. Spettacolo di teatro-canzone, l’allestimento racconta la storia del meridione d’Italia prima e dopo l’unità. Il cast è composto da Gabriele Profazio nel ruolo di narratore, dalla cantante Marinella Rodà e dai musicisti Alessandro Calcaramo e Mario Lo Cascio. Ingresso libero su invito. Per informazioni contattare il numero 081.535.82.01 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.00) o rivolgersi all’ufficio di Gabinetto del Sindaco di Torre Annunziata, presso la sede comunale di via Provinciale Schiti, 51 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15). Dopo questo appuntamento il Gran Premio si sposterà al Teatro MAV Museo Archeologico Virtuale di Ercolano, dove sono in cartellone quattro spettacoli, da sabato 23 febbraio a sabato 13 aprile. L’ultima parte della kermesse si svolgerà infine al Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei, che ospiterà le ultime quattro serate e la cerimonia di premiazione del concorso, sabato 18 maggio. La manifestazione è realizzata con il patrocinio delle Amministrazioni Comunali ospitanti e il patrocinio morale della Città Metropolitana di Napoli, che l’ha inserita tra le iniziative contro il “sistema” della camorra. La collaborazione organizzativa è del Comitato Fita Campania, con Intercral Campania come partner.
Incontro conclusivo, aperto al pubblico, per la tappa regionale di “Fondamenta”, il progetto nazionale che la Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) rivolge a giovani tra i 18 e i 30 anni, già attivi come operatori in ambito sociale o interessati alla materia. L’appuntamento è fissato per domenica 10 febbraio alle 11, al Borgo delle Querce di Reggio Emilia, sede di Etoile e del Centro nazionale di formazione della Federazione che in questi giorni, tra giovedì 7 e sabato 9 febbraio, ha ospitato un workshop gratuito sull’uso del linguaggio teatrale nel sociale, tenuto da Meri Zambelli, Wietse Ottes e Maria Grazia De Marco e realizzato con l’Istituto Galvani Iodi e con i Comuni di Correggio e di Reggio Emilia e come partner. L’incontro sarà un confronto a più voci, per parlare insieme di giovani e di formazione e per conoscere più da vicino le numerose opportunità che il sistema Fita mette in campo a livello nazionale e territoriale. Vi parteciperanno l’assessore alla scuola e alla creatività giovanile del Comune di Reggio Emilia Raffaella Curioni, la presidente di Fita Emilia Romagna Mascia Bandini con i presidenti provinciali Fausto Bordini di Bologna, Antonio Guidetti di Reggio Emilia e Franco Pezzi di Ravenna, i componenti del direttivo nazionale Fita Giuseppe Minniti e Francesco Pirazzol,; il responsabile dell’Ufficio progetti federativo Giulio Ustica, i formatori Maria Grazia De Marco e Daniele Franci e con loro, naturalmente, i giovani partecipanti al workshop, che porteranno una diretta testimonianza sull’esperienza vissuta in queste giornate. Il Progetto “Fondamenta” è realizzato da Fita con l’Associazione Nazionale di Azione Sociale (Anas) e il Comitato Fita di Pordenone come partner. È reso possibile dal finanziamento ottenuto dalla Federazione vincendo un apposito bando del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il Borgo alle Querce, sede del Centro Etoile, si trova in via Fratelli Cervi, 103 a Reggio Emilia.
I giovani partecipanti al workshop
Un momento di condivisione durante l’incontro “Reggio 2019”
Sabato 9 febbraio alle 21, al Politeama di Torre Annunziata (Napoli), quarto dei tredici spettacoli in gara al “Gran Premio del Teatro Amatoriale”, concorso nazionale indetto dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) che riunisce i vincitori di altrettante kermesse di carattere regionale. A salire sul palcoscenico sarà il Teatro Accademia di Pesaro, che ha conquistato il premio della Fita marchigiana “Marche in Atti”. Sarà di scena con “La notte dell’Uomo Nero” di Maury Incen, per la regia di Giovanni Buresta. Quella rappresentata è una favola con tutti gli elementi giusti per affascinare un pubblico senza età: fantasia, avventura e qualche brivido, sulle tracce dell’Uomo Nero, oscura creatura che, prigioniera delle tenebre, si insinua nei sogni dei bambini e vuole conquistare il mondo. In difesa della serenità dei piccoli, cinque guardiani scendono in campo per vanificare i suoi loschi piani. Ma la battaglia è dura, anche perché l’Uomo Nero rapisce la Luna, compromettendo l’equilibrio del pianeta e della vita su di esso. Ingresso libero su invito. Per informazioni contattare il numero 081.535.82.01 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.00) o rivolgersi all’ufficio di Gabinetto del Sindaco di Torre Annunziata, presso la sede comunale di via Provinciale Schiti, 51 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15). Il Gran Premio proseguirà fino al 18 maggio e si svolgerà, oltre che al Politeama di Torre Annunziata, al Teatro MAV Museo Archeologico Virtuale di Ercolano e al Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei. La manifestazione è realizzata con il patrocinio delle Amministrazioni Comunali ospitanti e il patrocinio morale della Città Metropolitana di Napoli, che l’ha inserita tra le iniziative contro il “sistema” della camorra. La collaborazione organizzativa è del Comitato Fita Campania, con Intercral Campania come partner.
Una scena de “La notte dell’Uomo Nero” del Teatro Accademia di Pesaro
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